Итальянский перевод Э. Саронне
Источник: Il cantare di Igor'. Parma 1988.
- 1. Non converrebbe a noi
fratelli
incominciar con le parole antiche
dei racconti d’arme
sull’impresa di Igor’
di Igor’ Svjatoslavič? - 2. Si cominci questo canto
secondo i fatti di questo tempo
e non
con l’invenzione di Bojan - 3. Bojan veggente
infatti
se per qualcuno componeva un canto
allor fatto pensiero
trabordava il bosco
lupo grigio in terra
aquila cinerea
sotto le nubi - 4. Se gli acadeva
disse
di rievocar le lotte
dei tempi andati
dieci falchi
scioglieva
sul branco dei cigni
chi per primo ghermiva
quello per primo cantava
per Jaroslav antico
per Mstislav il prode
che davanti alle schiere circasse
sgozzò Rededja
per Roman il bello
figlio di Svjatoslav - 5. Ma Bojan
fratelli
non dieci falchi
liberava sul branco dei cigni
le sue sapienti dita
imponeva
su vive corde
e queste
sole
ai príncipi
vibravan gloria - 6. Cominciamo
fratelli
il racconto
dall’antico Vladimir
all’odierno Igor’
che tese l’animo
con la propria fortezza
e con virilità
affilò il sua cuore - 7. empítosi di spirito guerriero
condusse prodi schiere
in terra cumana
al di là della terra russa - 8. Allora Igor’
guardò il sole chiaro
e da quello vedeva
avvolti in tenebra
tutti i querrieri - 9. e disse alla družina
- 10. Fratelli e družina
meglio essere uccisi
che cader prigionieri - 11. Ma montiamo sui nostri
veloci destrieri
per poter godere
dell’azurro Don - 12. Arse al principe la mente
di desiderio
e la brama a lui
la brama di gustare
del grande Don
offuscò il segno - 13. Voglio infatti
disse
spezzare l’asta
al fondo del campo cumano
con voi figli di Rus’
voglio piuttosto dar la vita
che non bere
coll’elmo
del Don - 14. O Bojan
usignuolo del tempo andato
potessi tu cantare
queste schiere
saltando
o usignuolo
sull’albero del pensiero
vollando con la mente
fin sotto le nubi
intrecciando glorie
intorno a questo tempo
correndo sulla traccia di Trojan
per le pianure
ai monti - 15. A un tuo discendente
toccherebbe
cantare per Igor’ - 16. Non la bufera
portò i falchi
sulle ampie pianure
a branchi corron le cornacchie
verso il grande Don - 17. O forse
si dovrebbe intonare
saggio Bojan
erede di Veles - 18. Nitriscono i destrieri
oltre la Sula
risuona la gloria
a Kiev
squillano le trombe
a Novgorod
A Putivl’
si levant gli stendardi
Igor’ aspetta Vsevolod
fratello caro - 19. E disse a lui
Vsevolod Toro focoso - 20. Unico fratello
sola luce chiara
Igor’
siamo entrambi
Svjatoclaviči - 21. Sella o fratello
i veloci destrieri - 22. i miei per te son pronti
sellati presso Kursk
sul fronte - 23. e per te i miei Kurjani
guerrieri famosi
a suon di tromba
fasciati
sotto gli elmi
cullati
dalla lancia
nutriti - 24. a loro
son le piste note
i passi conosciuti
gli archi han tesi
aperti i turcassi
le sciabole affilate - 25. eccoli balzare
lupi grigi nel piano
cercando per sé onore
e per il principe
gloria - 26. Allora montò Igor’
sulla staffa d’oro
e cavalcò
per la sgombra pianura - 27. Ma gli ingombrava
il sole
di tenebra il cammino - 28. La notte gemente di bufera
risvegliò per lui gli uccelli
a centinaia li raccolse
l’urlo delle fiere - 29. Grida Div
in cima agli alberi
impone ascolto
alla terra sconosciuta
al Volga
al litorale
all’Oltresula
a Surož
a Cherson
e a te
idolo
di Tmutorokan’ - 30. E fuggirono i polovcy
per strade non battute
verso il grande Don
stridono a mezzanotte
i carri
quasi cigni dispersi
Igor’ verso il Don
conduce i guerrieri - 31. e già gli uccelli
cercano riparo
alla sventura
che viene con lui
similmente i lupi
nelle gole
presenton la bufera
le aquile col grido
alle ossa chiamanto le fiere
abbaiano le volpi
agli scudi scarlatti - 32. O terra russa
sei ormai oltremonte - 33. A lungo indugia
il buio della notte - 34. Fece l’alba
avvampare il giorno
una bruma
ha coperto le pianure - 35. Sopí i gorgheggi
dell’usignuolo
il chiacchiericcio risvegliò
delle gracchie - 36. I figli della Rus’
ersero mura
di scudi scarlatti
intorno alla pianura
cercanro per sé onore
e per il principe gloria - 37. Fin dal mattino
il venerdí
colpirono
le schiere pagane dei polovcy
si sparsero in frecce
per il piano
ghermirono
le belle ragazze cumane
insieme con l’oro
i broccati
gli zendadi preziosi - 38. e coi mantelli
le cappe
e le pelli
ponteggiaron le paludi
e i luoghi fangosi
e cosí
con ogni addobbo cumano - 39. Uno stendardo rosso
un bianco vessillo
una ciocca scarlatta
un’asta d’argento
al prode Svjatoslavič - 40. Dorme nel campo
la valorosa
nidiata di Oleg
ha volato lontalo - 41. non fu generata all’affronto
né di falco
né di sparviero
né di te
nero corvo
cumano infedele - 42. Fugge Kza
lupo grigio
a lui Kon’čak
mostra la via
per il grande Don - 43. L’indomani
molto presto
bagliori sanguini
annunziano il giorno - 44. Neri nembri
vengono dal mare
copriranno
i quattro soli
rabbrividiscono
in essi
lampi azzurri - 45. Ci sarà un grande tuono
una pioggia di frecce
dal grande Don - 46. Aste saran qui spezzate
sciabole di scheggeranno
contro gli elmi cumani
sul fiume Kajaly
presso il grande Don - 47. O terra russa
sei ormai oltremonte - 48. Ecco venti di frecce
figli di Stribog
soffiano dal mare
sulle prodi schiere di Igor’ - 49. Rintrona la terra
scorron melmosi i fiumi
ceneri
ricopron la pianura - 50. Annuncian gli stendardi
I polovcy
vegnono dal Don
e dal mare - 51. e da tutte le parti
assediarono
le schiere russe - 52. I figli del demonio
erressero mura di grida
intorno alle pianure
e i valorosi figli della Rus’
ersero mura
di scudi scarlatti - 53. Toro furioso Vsevolod
stai alla difesa
e sui guerrieri
gràndini frecce
fai rintronare gli elmi
con spade d’acciaio - 54. Laddove andò balzando il Toro
dardeggiando
col suo elmo d’oro
là giacciono teste
di polovcy infedeli - 55. elmi àvari
spaccati da te
Toro furioso Vsevolod
con sciabole temprate - 56. Ogni colpo inferto
fratelli
è prezioso
Dimentico di onori
della vita
della sua città Černigov
dell’aureo trono di suo padre
e dell’affetto
e della consuetudine
dell’amata sposa,
la bella
figlia di Gleb - 57. Non sono piú
le stragi di Trojan
son passati gli anni
di Jaroslav
passate son le imprese
di Oleg
di Oleg Svjatoslavič - 58. Quell’Oleg
forgiava insidie
con la spada
di frecce
seminava la terra - 59. Monta sulla staffa d’oro
nella città
di Tmutorokan’ - 60. Quello stesso suono udí
l’antico grande Jaroslav - 61. e il figliuol di Vsevolod
Vladimir
ogni mattina
a Černigov serrava le guardiole - 62. La brama di gloria
trasse a guidizio
Boris Vjačeslavič
valoroso e giovane principe
e per lui stese
per l’offesa di Oleg
un verde sudario
sull’erba della steppa - 63. Da quella stessa erba
Jaropolk
cullò il padre suo
fra ambiatori ungheresi
verso Santa Sofia
verso Kiev - 64. Allora
al tempo di Oleg Gorislavič
si seminavano
e coltivavan lotte
periva il patrimonio
degli eredi di Daž’bog
in princioesche insidie
all’uomo s’accorciavan gli anni - 65. Allora in terra russa
di rado s’udiva il richiamo
degli aratori
anzi spesso
gracchiavano i corvi
spartendosi i cadaveri
e delle gracchie
s’udiva il chiacchierio
in volo verranno
al festino - 66. Ciò è stato
al tempo di quelle querre
e di quelle imprese
Ma di una tal guerra
non s’è ancora udito
Da mane a sera
Da sera a giorno
volano
frecce temprate
rintronano sciabole sugli elmi
scrosciano lance
di acciaio franco - 67. Nella pianura sconosciuta
in cuore alla terra cumana
la terra
nera sotto gli zoccoli
han seminato d’ossa
e irrigato di sangue
sparse in terra russa
germinarono in dolore - 68. Ma qual rumore
io sento
e quale suono? - 69. Oggi anzi l’alba
sul far del mattino
Igor’ rivolge le schiere
rincresce a lui di Vsevolod
suo fratello caro - 70. Un giorno s’andaron battendo
e un altro ancora
sul mezzodí del terzo
caddero
gli stendardi di Igor’ - 71. Qui si partirono
i due fratelli
in riva
al Kajaly veloce - 72. Qui venne meno
il sanguinoso vino - 73. Qui terminarono il banchetto
i valorosi figli di Rus’
inebriarono i parenti
ed essi giacquero
per la terra russa - 74. Di pena si piega l’erba
a terra s’è prostrato
l’albero
per il dolore - 75. Ormai infatti
o fratelli
è giunto un tempo triste
ormai la desolazione
ha coperto
il vigore - 76. S’è levata l’Ingiuria
nelle forze
dei figli di Daž’bog
fanciulla è giunta
sulla terra di Trojan
ha schizzato l’acqua
con ali di cigno
sull’azzurro mare
e presso il Don
scacciò schizzando
i tempi dell’abbondanza - 77. Perí dei príncipi
la lotta ai pagani
fratello disse a fratello
questo è mio
e anche questo è mio
e cominciarono i príncipi
a dire per il piccolo
ciò è grande
e da sé
a forgiarsi insidie - 78. E da ogni parte
venivan pagani
con vittorie
sulla terra russa - 79. Oh lontano
andò il falco
abbattendo uccelli
verso il mare! - 80. E di Igor’
la valorosa schiera
non si può
resuscitare! - 81. Per essa
gridò la prefica
e il lutto
trascorse
per la terra russa - 82. Ventilando brace
nel corno ardente
diedero in pianto
le donne russe
dicendo - 83. Ormai i nostri sposi
non possiam vegheggiare
né pensar con la mente
né ancor meno
cogli occhi guardare
e quanto a oro
e ad argento
neppure un poco
di quello
ci è dato toccare - 84. Gemé infatti o fratelli
Kiev per l’angoscia
e Černigov
per le avversità - 85. Dilagò l’amarezza
per la terra russa
un dolore greve
si riversò
dentro la terra russa - 86. Ma i príncipi
da sé
si forgiavano
insidie - 87. E intanto i pagani
da sé
con vittorie attaccando
la terra russa
levavan tributi
d’uno scoiattolo
per corte - 88. Quei due valorosi Svjatoslaviči
Igor’ e Vsevolod
ormai risvegliarono
il male
che il padre loro Svjatoslav
possente e grande kieviano
aveva sedato
e con la minaccia
avrebbe tenuto in timore - 89. Con le forti schiere
con spade d’acciaio franco
invase la terra cumana
batté colli e gole
intorbidò fiumi e laghi
prosciugò torrenti e paludi
e il pagano Kobjak
come uragano
strappò al litorale
e alle sue grandi
ferree schiere
e cadde Kobjak
nella città di Kiev
nella sala del Trono
di Svjatoslav - 90. Qui tedeschi e veneziani
qui greci e moravi
cantano gloria a Svjatoslav
biasimano il principe Igor’
che affogò ogni ricchezza
in fondo al Kajaly
i fiumi cumani
colmando
di oro russo - 91. Qui Igor’ principe
smontò dalla sella d’oro
per una sella servile - 92. S’intristirono
alle città
i bastioni
si piegò l’allegria - 93. Ma ecco intanto
a Svjatoslav
apparire
un sogno oscuro - 94. A Kiev
sulle colline
questa notte
fin dalla sera
mi vestivano
disse
di un nero sudario
su un letto di tasso - 95. Mi mescevano
vino azzurro
misto a cordoglio - 96. Da vuotti turcassi
di pagani tolkoviny
mi gettavano in petto
una grande perla. - 97. E mi accarezzano
Già son gli assi
senza trave
nella mia reggia
dalla cima d’oro - 98. Tutta la notte
fin dalla sera
sbottavano in grachhi
le cupe cornacchie - 99. Ed ecco a Plesensk
nel vallo
una treggia
e la portarono
all’azzurro mare - 100. E dissero i bojari
al Principe - 101. Ormai
Principe
il dolore
ha asservito l’ingegno - 102. Ecco infatti due falchi
volaron dall’aureo
trono del padre
per raggiunger la città
di Tmutorokan’
oppure con l’elmo
bere del Don
ormai ai due falchi
han tarpato le ali
con sciabole pagane
(li irretiron quei due
con reti di ferro) - 103. Fece buio infatti
il terzo giorno
s’oscurarono
i due soli
si spensero entrambe
le colonne purpuree
e con loro
le due lune
s’avvolsero in tenebre - 104. (Sul fiume Kajaly
le tenebre
han coperto il giorno - 105. Per la terra russa
si sparsero i polovcy
come una genia
di pardi)
e affogarono in mare
e all’unno
darà ciò
grande baldanza - 106. Ormai sulla lode
discese il biasimo - 107. Ormai la costrizione
Colpí la libertà - 108. Ormai si gettò
Div
sulla terra - 109. Ecco infatti
belle giovani gotiche
intonar canti
in riva al mare azzurro
tintinnanti
oro russo
cantano
un tempo oscuro
nínnano
la vendetta
di Šarokan - 110. E noi della družina
abbiamo sete
di gioia - 111. Allora il grande Svjatoslav
proferí un aureo detto
misto a lagrime
e disse - 112. O miei figliocci
Igor’ e Vsevolod
presto vi siete dati
a straziar di spada
la terra cumana
a procurarvi gloria
ma senza onore aggrediste
senza onore infatti
spargeste il sangue pagano - 113. Cuori impavidi avete
forgiati in forte acciaio
temprati in ardore - 114. Cosa faceste
alla mia
canizie d’argento? - 115. Piú non vedo
la possanza
del forte
e ricco
e dai molti armati
fratello mio
Jaroslav
coi dignitari
di Černigov
coi suoi patrizi
e coi Tatrany
e Šel’biry
e Topčaki
e Revugi
e gli Ol’bery
(questi
senza scudi
coi loro pugnali da gamba
con il solo grido
sconfiggono le schiere
riecheggiando
la gloria avita) - 116. E invece diceste
Mostriamo soli
il nostro valore
soli ci approprieremo
della gloria futura
soli spartiremo quella passata - 117. Ma è forse strano
o fratelli
per un vecchio
di ringiovanire? - 118. Quando il falco
perde le penne
in alto
fuga gli uccelli
né scopre all’ingiuria
il proprio nido - 119. Ma ecco il male
non ho aiuto di principi - 120. Si capovolsero
i tempi! - 121. Ecco che a Rimov
urlano
sotto sciabole cumane
e Vladimir
sta sotto i colpi - 122. (Angoscia e tristezza
per il figlio
di Gleb) - 123. Vsevolod
Grande Principe!
e se tu di lontano
volassi
a salvare del padre
l’aureo trono? - 124. Tu puoi coi remi
dispergere il Volga
o il Don
prosciugare cogli elmi - 125. Se tu fossi qui
una nogata
varrebbe una schiava
e una rezana
un servo - 126. Tu in terraferma
puoi infatti colpire
con vivi seresiry
(i valorosi
figli di Gleb) - 127. E tu focoso Rjurik
e David
non navigarono i vostri
nel sangue
in elmi dorati? - 128. Non son quelli
della vostra družina
a mugghiar come tori
feriti da sciabole temprate
nell’ignota pianura? - 129. Montate o signori
sulla staffa d’oro
per l’ingiuria di questo tempo
per la terra russa
per le piaghe di Igor’
focoso Svjatoslavič! - 130. O Jaroslav di Galič
dagli otto pensieri
siedi alto
sul tuo trono
d’oro massiccio
Puntellati i monti ungheresi
con le tue ferree schiere
sbarrato al re il cammino
serrate al Danubio le porte
scagliando pietre
oltre le nubi
fino al Danubio
amministrando giustizia - 131. Corron per le terre
i tuoi moniti
a Kiev
apri le porte
dal trono d’oro paterno
al di là delle terre
colpisci i sultani - 132. Colpisci o signore
Kon’cak schiavo pagano
per la terra russa
per le piaghe di Igor’
focoso Svjatoslavič - 133. E tu focoso Roman
e Mstislav!
un ardito pensiero
guida il vostro ingegno
all’azione - 134. Alto
con impeto
veleggi all’azione
come il falco
si libra sui venti
se vuole
in furore
abbattere gli uccelli - 135. Ferree son le vostre corazze
sotto elmi latini
per essi sussultò la terra
e molte nazioni
Unni
Lituani
Jatvigi
Prussiani
e Polovcy
i giavellotti
gettarono a terra
e chinarono il capo
sotto le spade
di acciaio franco - 136. Ma ormai
Principe
per Igor’
s’affievolf
la luce del sole
e l’albero
inutilmente
perse le foglie - 137. Lungo il Ros’
lungo la Sula
si spartiron le città
e di Igor’
la valorosa schiera
non si può resuscitare! - 138. Il Don ti chiama
o Principe
e chiama i principi
alla vittoria - 139. Gli Ol’goviči
valorosi principi
son pronti alla difesa - 140. Ingvar’ e Vsevolod
e tutti e tre
gli Mstislavici
sparvieri
di non misera schiatta!
v’acquistaste potere
con averi non vinti - 141. Che è dei vostri
elmi dorati
delle lance polacche
e degli scudi? - 142. Barricate le porte
alla pianura
con le vostre
frecce acuminate
per la terra russa
per le piaghe di Igor’
focoso Svjatoslavič - 143. Non scorre pili la Sula
con acque d’argento
per la città di Perejaslavl’
e la Dvina
scorre melmosa
per quei possenti Poločani
sotto il grido pagano - 144. Unico Izjaslav
fece risuonare
spade affilate
sugli elmi lituani
abbatté la gloria
dell’avo suo Vseslav
lui stesso caduto
come sul letto
in braccio all’amata
sotto scudi scarlatti
sull’erba insanguinata
abbattuto da spade lituane - 145. E si è detto
- 146. La tua družina
o principe
copri ala d’uccello
e il sangue
lambirono le fiere - 147. Li non ci fu
né il fratello Brjacislav
né l’altro
Vsevolod
solo
esalò
l’anima perlacea
dal valoroso corpo
per la gorgiera d’oro - 148. Si sono affievolite
le voci
si prostrò l’allegria
Squillano le trombe
di Gorodec - 149. O jaroslavli
e voi tutti
discendenti di Vseslav!
è tempo di abbassare
i vostri stendardi
di riporre
le spade consumate - 150. Ormai tralignaste
dalla gloria avita - 151. Voi con i vostri intrighi
cominciaste a condurre i pagani
sulla terra russa
sul patrimonio di Vseslav - 152. Per la vostra discordia
veniva violenza
dalla terra cumana
Nel settimo millenio
della terra trojana - 153. giocò Vseslav
ogni avere
per una fanciulla
a lui cara - 154. Costui con astuzie
imperniatosi alla lancia
balzò alla città di Kiev
e con l’impugnatura
toccò di Kiev
il trono d’oro - 155. Balzò di nascosto
fiera selvaggia
a mezzanotte
dal forte di Belgorod
si ammantò
di nebbia azzurra - 156. Con tre morsi
afferrò la sorte
aprì di Novgorod
le porte
infranse la gloria
di jaroslav - 157. Balzò lupo
fino al Nemiga
spianò l’aia
sul Nemiga
stendono covoni
di teste
battono il grano
con trebbie d’acciaio
sull’aia,
pongono la vita
dal corpo
vagliano l’anima - 158. Del Nemiga
le rive sanguinose
inutilmente
verrebber seminate
seminate d’ossa
di figli della Rus’ - 159. Vseslav principe
alla gente
faceva giustizia
ai principi
assegnava città
ma lupo
la notte
correva
da Kiev
anzi
gallo
giungeva a Tmutorokan’
da lupo
al grande Xors
tagliava il cammino - 160. Per lui a Polock
scampanò il mattutino
di buon’ora
a Santa Sofija
e lui a Kiev
ne udì il suono - 161. Anima sebben di mago
in corpo doppio
pure tormenti
spesso soffriva - 162. Per lui Bojan veggente
cosi nei tempi andati
saggiamente cantò - 163. Né allo scaltro
né all’esperto
né all’uccello ciarliero
è dato sfuggire
al giudizio divino - 164. Oh piàngasi
per la terra russa
memori dei primi tempi
e dei primi sovrani - 165. Quell’antico Vladimir
non era dato inchiodare
ai colli di Kiev - 166. Di lui passaron gli stendardi
a Rjurik
altri
passarono a David
ma divergono
al vento dispiegandosi
i pennoni - 167. Sul Dunaj
cantano le lance - 168. Ma ecco s’ode
la voce
dijaroslavna
cuculo
canta
il mattino
alla terra sconosciuta - 169. Volerò
disse
cuculo
lungo il Dunaj - 170. Bagnerò
la manica di castoro
nel fiume Kajaly - 171. Detergerò al principe
le ferite sanguinose
sul suo corpo forte - 172. Jaroslavna
piange
il mattino
a Putivi’ sui bastioni
dicendo - 173. O vento venticello
a qual fine
o signore
soffi violento - 174. A qual fine
porti frecce unne
con le tue ali leggere
sui guerrieri
del mio sposo? - 175. Non ti bastava
soffiare alto
sotto le nuvole
cullando navi
sul mare azzurro? - 176. A qual fine
o signore
spargesti
sull’erba
la mia gioia? - 177. Jaroslavna
piange
il mattino
sui bastioni
della città di Putivi’
dicendo - 178. ODnepr
figlio di Slovuta
hai trapassato
monti pietrosi
fin dentro
la terra cumana - 179. Su di te hai cullato
i vascelli di Svjatoslav
fino al piano
di Kobjak - 180. Culla
o signore
fino a me
il mio sposo
ch’io non mandi
a lui lacrime
sul mare
il mattino - 181. Jaroslavna
piange
il mattino
sui bastioni
a Putivi’
dicendo - 182. Chiaro
tre volte chiaro
sole
tiepido a tutti
e bello
tu sei - 183. A qual fine
signore
effondesti
il tuo rovente raggio
sui guerrieri
del mio sposo
nell’arida pianura
gli archi allentasti
di sete
di pena
serrasti
i turcassi? - 184. Spruzzò
a mezzanotte
il mare
s’alzano vortici
un dio
di brume
a Igor’ principe
mostra il cammino
dalla terra cumana
alla terra russa
al trono d’oro
del padre - 185. S’estinsero
della sera
i rossori
Igor’ dorme
Igor’ veglia
Igor’ con la mente
misura le pianure
dal grande Don
al piccolo Donèc - 186. Preso un destriero
fischiò Vlur
a mezzanotte
oltre il fiume
fa che intenda
il principe
per Igor’
non è la prigionia - 187. Rintronò la terra
l’erba frusciò
un brivido percorse
le tende cumane - 188. E Igor’ principe
ermellino
nel canneto balzò
nell’acqua
anatra bianca - 189. Si gettò
sul veloce destriero
lupo scalzo
ne balzò - 190. E alla riva
corse del Donèc
sotto le brume
falco volò
abbattendo oche e cigni
a colazione
a pranzo
a cena - 191. Se Igor’
falco volò
lupo allora
corse Vlur
da sé scuotendo
la fredda rugiada
esausti erano infatti
i veloci destrieri - 192. Disse il Donèc
- 193. Grandezza da poco
la tua non è
Principe Igor’
né poco
il disappunto di Kon’cak
né la gioia
della terra di Rus’ - 194. Igor’ disse
- 195. O fiume Donèc
non è poca
la tua grandezza
avendo il principe
sulle onde cullato
avendo steso
per lui
l’erba verde
sulle argentee
tue rive
avendo lui
di nebbie vestito
sotto l’ombra
del verde bosco - 196. Lo custodivi
anitra sull’acqua
sulle onde gabbiani
sui veftti
anatre nere - 197. Non cosi parlerebbe
il fiume Stugna
d’esigua corrente
ingoiò ruscelli
e fonti
trascinò Rostislav
giovane principe
per le cispose rive
al fondo lo serrò
presso la cupa sponda - 198. Piange
di Rostislav la madre
per Rostislav
giovane principe - 199. S’afflisser di dolore
i fiori
e l’albero
per l’amarezza
s’è piegato al suolo - 200. Non delle gazze
s’avviò lo strepito
è Kza che cavalca
con Kon’čak
sulla traccia di Igor’ - 201. Non gracchiavano
i corvi
tacquero
le gracchie
né delle gazze
s’udì lo strepito - 202. Sol nel vincheto
i picchi abbarbicati
col loro ticchettio
mostrano la via
del fiume
con gioiosi canti
annunzian gli usignuoli
il giorno - 203. Parla Kza a Kon’čak
- 204. Vola il falco
al suo nido
trafiggeremo dunque
il figlio suo
con frecce dorate - 205. Disse Kon’čak a Kza
- 206. Se vola il falco al nido
il figlio del falco
irretiremo
con una bella fanciulla - 207. E disse Kza a Kon’cak
- 208. E se una bella fanciulla
irretirà il falchetto
né il falchetto avremo
né la bella fanciulla
allora verranno
e abbatteranno uccelli
nel campo cumano - 209. Direbbe Bojan
cantore del tempo antico
di Jaroslav
e di Oleg
e del kogan
anche per il figlio di Svjatoslav - 210. Per quanto a te
testa
pesi
senza spaHe stare
è peggio a te
corpo
esser senza testa
cosi è alla terra russa
privarsi di Igor’ - 211. Splende in cielo
il sole
Igor’ principe
è in terra russa - 212. Cantan sul Dunaj
le fanciulle
al di là dal mare
fino a Kiev
si librano le voci - 213. Igor’ va
per la Boričeva
verso la Santa Madre
della Torre - 214. Contente son le genti
allegre le città - 215. Cantato il canto
per gli antichi principi
è ormai tempo
di cantare
ai giovani - 216. Gloria
o Igor’ Svjatoslavič
o Toro focoso Vsevolod
o Vladimir Igorevič - 217. Salvi i principi
e la družina
che in prò dei giusti
si batton contro
le schiere pagane - 218. Ai principi sia gloria
alla družina onore.
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Орехов Б. В. Параллельный корпус переводов «Слова о полку Игореве»: итоги и перспективы // Национальный корпус русского языка: 2006—2008. Новые результаты и перспективы. — СПб.: Нестор-История, 2009. — С. 462—473.